“Un gesuita felice a Scampia”

“Sono un uomo felice”.

Queste le parole di congedo con cui padre Fabrizio Valletti ha salutato i tanti amici intervenuti all’incontro per la presentazione del suo libro “Un gesuita a Scampia”.

Un libro che ha il sapore di un diario di bordo, in cui Fabrizio condivide le sue riflessioni più intime sulle sue esperienze di vita, ponendo l’accento sugli anni passati fra le famiglie del noto quartiere della periferia di Napoli.

“Quando arrivai per la prima volta a Scampia, mi resi conto quanto fosse necessaria la cura dell’educazione, poiché molte delle famiglie che ho incontrato vivevano nell’ignoranza”.

Non è, infatti, un caso che alla serata, tenutasi presso l’aula magna dell’Istituto professionale Romanò a Miano, siano intervenuti, tra gli altri, Marco Rossi-Doria (maestro di strada, già sottosegretario all’Istruzione) e Franco Roberti (ex procuratore antimafia).

È stata questa l’occasione per riflettere su argomenti importanti, per aprire gli occhi su temi caldi del nostro tempo, per cercare insieme soluzioni a problemi che non riguardano solo Scampia.

Scuola, educazione, abbandono scolastico, legalità, formazione, lavoro, criminalità, vita nelle carceri: questi gli spunti che emergono anche nel libro.

Le soluzioni che vengono proposte al degrado e all’abbandono sono soprattutto l’istruzione e la cultura: le armi vincenti di Fabrizio e di chi insieme a lui ha contribuito alla realizzazione dei progetti portati avanti a Scampia.

“È necessario aiutare i giovani ad avere una cultura della legalità e, quindi, dell’impegno sociale e politico corretto, ma è necessario anche curare la parte della società malata[…]. Ritengo che comunque i percorsi di giustizia non debbano essere esclusivamente repressivi, ma debbano offrire a chi sbaglia una possibilità di recupero, perché il recupero di chi ha commesso reati non è solo compito della giustizia ma anche della società civile che deve offrire a queste persone un’uscita di onestà e di legalità”.

I tanti giovani presenti (ma non solo loro) sono usciti dalla sala con una consapevolezza: anche nel degrado totale le cose possono cambiare. Anche a Scampia molte cose stanno cambiando.

Anno dopo anno è cresciuta una rete di associazioni, tra cui il centro Hurtado dei padri gesuiti, che ha dato vita, anche grazie all’aiuto di numerosi scout, a un laboratorio di sartoria e a una biblioteca, a un’orchestra di bambini e a progetti contro la dispersione scolastica, a un caffè letterario e a corsi di formazione professionale, ad attività artistiche e culturali.

Perché, come scrive nel libro Fabrizio, “anche a Scampia si può sognare, si può cercare di vivere insieme nella legalità e nella libertà“.

Chi ha avuto la fortuna di incontrare Fabrizio lungo il suo cammino non può che restare ammaliato dal suo modo di parlare e affascinato dal suo modo di agire: ripartire dai piedi, dal cammino, per commuoversi e progettare insieme come cambiare le cose.

Testa, cuore, mani, piedi…non è un ballo o un motivetto musicale; è il modo di pensare il servizio “alla Fabrizio”.

Bisogna mettersi in strada, camminare, sporcarsi i piedi per capire ed conoscere una realtà a noi estranea. Avendo a che fare con delle persone spesso in difficoltà – quasi inevitabilmente – ci si affeziona. Il cuore fa la sua parte. Siamo umani e il sentimento deve fare la sua parte, oltre la razionalità e il cinismo. Solo in questo momento si può iniziare a ragionare, ad usare la testa per pensare ad una realtà diversa, ad un mondo migliore, al cambiamento spesso necessario.

Una fase di progettazione rimane fine a sé stessa se non è accompagnata dalle mani, dall’azione. È obbligatorio sporcarsi le mani. Don Milani diceva: “A che serve tenere le mani pulite se si tengono in tasca?”