Essere Scout

Riceviamo e ripubblichiamo un articolo sull’essere scout realizzato da una guida del Napoli 8 per il suo brevetto di animazione giornalistica.

Gli scout per me sono una seconda famiglia, e la sede scout per me è una seconda casa, che non è memorabile perché è esteticamente bella ma lo è perché custodisce i miei ricordi più belli da più di 7 anni; è bella, è speciale, è importante per tutti i momenti passati, e per tutte le persone che ho conosciuto e da cui ho imparato tanto. Con alcuni ci sono cresciuta, altri li ho visti abbandonare durante l’anno, altri ancora essendo più grandi li ho visti allontanarsi da me e i miei coetani per prendere nuove strade, e quanti pianti che ci sono stati durante gli anni per questo motivo!

Il momento dell’addio al Bivacco dei Passaggi l’ho vissuto tante volte, eppure ogni volta è sempre difficile e triste; l’unica volta che è stato diverso è stato quando ero io a dover salutare il Branco per passare in Reparto; in quel momento avevo paura del nuovo, di essere di nuovo la più piccola, di non trovarmi bene. Ma quelle paure si sono rivelate subito infondate, perché gli amici del Reparto sono gli amici migliori che io abbia. Ogni persona ha una diversa storia, diverse paure, diversi interessi, diversi segreti che vengono tutti condivisi all’interno del gruppo, come, appunto, una vera e propria famiglia.

Il gruppo mi ha aiutato tutte quelle volte che mi sentivo di non farcela più e volevo lasciare gli Scout, ma è stato impossibile. Impossibile lasciare gli amici, gli impegni e le responsabilità prese, le promesse per il Campo Estivo, che è la finalità di ogni anno. Per uno che non è Scout è difficile capire perché a noi piaccia andare al Campo Estivo, lasciando la famiglia per 11 giorni, senza alcun modo di contattarli, per stare nella natura, senza tecnologie, senza le comodità di casa. Perché stare senza le distrazioni di ogni giorno e immergersi completamente nei valori e nell’amicizia è qualcosa di prezioso che oggi si sta velocemente perdendo.

E tutto il sonno che si è perso, tutta la pasta insapore che si è mangiata, le innumerevoli ferite che ci siamo provocati sulle gambe, alzarsi la mattina presto e fare ginnastica, mettersi in uniforme sotto il sole cocente, camminare con lo zaino pesante che ti distrugge le spalle, non avere un minuto di riposo per via del lavoro da fare, alla fine non sono un peso, sono sacrifici che affronti col sorriso perché sei circondato da tante persone a cui vuoi bene e con cui c’è molto divertimento e gioia in tutte le piccole e grandi cose che facciamo, come cantare intorno al fuoco la sera, stendersi su un prato umido a guardare le stelle, cucinare insieme e dormire stretti stretti nelle tende. Alla fine, mi fa capire che noi al giorno d’oggi siamo troppo dipendenti dalla tecnologia e dalle comodità, nonostante abbia sperimentato in prima persona che non sono importanti per essere felici.

Al di fuori dei campi lontani da casa, ci sono tante altre cose che invece facciamo qui, in sede. La sede ha ospitato altri Reparti, associazioni per persone diversamente abili, membri della Chiesa, feste organizzate da noi per autofinanziarci in cui vendiamo prodotti usciti fuori dal nostro duro lavoro e solo con le nostre forze, e tante altre cose.

Alzarsi presto la domenica mattina forse è difficile, ma una volta arrivata in sede sono contenta di averlo fatto, perché ho passato un’altra giornata con i miei amici a imparare cose nuove e divertirmi. In conclusione, l’esperienza scout per me è importante perché da anni mi sta aiutando a crescere, a insegnarmi valori importanti, a rispettare gli altri, a sorridere e cantare anche nelle difficoltà e ad andare oltre alle apparenze.